Si narra che nel 630 dopo Cristo l’imperatore di Bisanzio Eraclio, avendo sconfitto il re persiano Cosroe, recuperò le reliquie della santa Croce che questi aveva portato via da Gerusalemme 14 anni prima. Quando si trattò di ricollocare la preziosa reliquia nella basilica eretta da Costantino sul Calvario tre secoli prima, avvenne un fatto singolare che la liturgia ricorda con la festa dell’esaltazione della santa Croce.
Eraclio, tutto ricoperto di sfarzosi vestiti e di ornamenti d’oro, fece per attraversare la porta che conduceva al Calvario, ma non vi riusciva. Più si sforzava di avanzare, più si sentiva come inchiodato sul posto. Possiamo immaginare lo stupore generale. Il Vescovo Zaccaria allora gli fece notare che forse quella tenuta da trionfo non si addiceva all’umiltà con cui Gesù Cristo aveva varcato quella soglia portando la croce. Allora l’imperatore si tolse tutti quei vestiti lussuosi e a piedi nudi, vestito come un uomo qualsiasi, fece senza difficoltà il resto della strada e giunse sul luogo dove doveva essere riposta la croce. Leggi tutto “OMELIA DI PADRE PIERGIORGIO”
SOLITUDINE MEDIATICA E CROCE
Solitudine mediatica e croce
Padre Fernando Taccone Passionista
Il tema è un approfondimento dello studio sul Getsemani. Il Getsemani di Gesù, come ogni Getsemani dell’uomo contemporaneo, evoca la notte, il silenzio, la solitudine, il dramma, ma anche l’opportunità della salvezza (cf. Mt 26,36-46; Mc 14,32-42; Lc 22,40-46). L’esperienza dell’uomo tecnologico sta creando un Getsemani digitale poiché genera zone di solitudine in famiglia e in società.
La solitudine mediatica è il fenomeno che è dentro la rivoluzione culturale della innovazione tecnologica ed è all’origine di profonde trasformazioni sociali con una nuova visione dell’uomo e della cultura. I social média sono semplici strumenti che possono aiutare la comunicazione, ma non possiedono per sé stessi la forza di realizzarla. Quando da semplici mezzi, diventano fini, l’uomo sperimenta la nausea esistenziale (Sartre) e la vanità di ogni cosa (Qo 1,1). Vengono così cambiate profondamente le relazioni umane divenendo molto spesso disumanizzanti.
Ricordo soltanto alcuni aspetti biblici inerenti alla relazione tra solitudine e croce.
Nella Scrittura, il tema della solitudine è collegato al motivo del “rigetto” da parte di Dio, in modo particolare nei libri profetici15. Dal momento che Dio, soprattutto nei Salmi, è presentato come Colui che risponde, ascolta, salva, vede, protegge, sostiene, interviene, allora emerge che Egli abbandona soltanto colui che lo abbandona ed anzi verso costui manifesta la sua collera16. Soprattutto Geremia mette particolarmente in luce il rapporto tra l’abbandono da parte di Dio con l’infedeltà del popolo all’alleanza17, ma si sottolinea anche che tale abbandono non è per sempre18.
In altri testi biblici l’abbandono è collegato al tema del “nascondimento” di Dio, ma esso è inteso positivamente come Presenza che si comunica nell’assenza, una presenza nascosta o “elusiva”. Metaforicamente si può dire, ad esempio, che Dio “tace”19, ma appunto come chi tace è presente, così è presente chi si nasconde. Il Dio d’Israele è un Dio che si rivela e si nasconde nello stesso tempo, che si rivela proprio nel suo nascondimento.
Ci sono invece altri testi nei quali l’abbandono e il nascondimento di Dio sono sperimentati da uomini giusti, come nel caso di Giobbe o del Servo sofferente di Is 52,13–53,12. In particolare, nel IV Canto del Servo di Jahvé siamo in presenza di un giusto che non soffre per i suoi peccati, ma per quelli del popolo. Anche nei libri sapienziali20, la persecuzione dell’uomo giusto fa dire agli stolti che Dio non esiste. In tali testi, la solitudine sperimentata dall’uomo giusto non significa necessariamente non-presenza di Dio, ma può significare anche nascondimento, realtà che è sempre momentanea.
In conseguenza di ciò, si possono rilevare due dimensioni fondamentali della solitudineː quella dell’amore e quella del dolore, intimamente connesse tra loro. Si ama, infatti, e si soffre da soli, anche quando non si è soli. La ricerca amorosa ama la solitudine, perché solo nella solitudine e
–15 Cf. Is 41,8-20; Gr 30,11.17 …; –16 Cf. Dt 31,17. – 17 Cf. Is 2,6; 59,1-20; Gr 5,19; 7,15; 9,1; 14,19; 23,33.39; 33,19-26; Ez 8,12; 9,9; 29,3.5.9; 31,11; 32,4; Os 1-3; Mi 3,4). – 18 Cf. Dt 4,25; Lv 26,44; 1Re 8,46-50; 11,12; 2Re 22,16-20; Ne 9; Tb 13,6. – 19 Cf. Sl 28,1; Is 42,14; 62,1. – 20 Cf. Sap 2,10ss.
NEL GETSEMANI DEL CREATO
Dal Getsemani del creato ai cieli nuovi e terra nuova:
alla luce della teologia della croce
Padre Fernando Taccone Passionista
Andiamo idealmente nel Getsemani, come luogo di inizio di una sofferenza universale che invoca la liberazione. “Dio vuole che tutti gli uomini arrivino alla salvezza e alla conoscenza della verità”.1
Se apriamo il grande libro della Parola leggiamo che la creazione è racchiusa tra due affermazioni, la prima è nella Genesi: “In principio Dio creò il cielo e la terra”, la seconda è nell’Apocalisse: “Vidi poi un nuovo cielo e una nuova terra,2 perché il cielo e la terra di prima erano scomparsi e il mare non c’era più”3. Il Getsemani del Creato aspira ai cieli nuovi e alla terra nuova.
Oggi le preoccupazioni ecologiche hanno guadagnato uno spazio sempre maggiore a causa dell’industrializzazione crescente. Si può dire che in questi ultimi 20 anni abbiamo assistito ad una invasione delle questioni ecologiche nella vita quotidiana. Deve essere normale che tutti se ne preoccupino. In concomitanza con l’uscita dell’enciclica Laudato si’, papa Francesco ha istituito la giornata mondiale di preghiera per la cura del creato. Come passionista voglio dare un contributo alla questione ecologica,4 leggendola alla luce della teologia della Croce.
Il teologo M. Rupnik afferma che “la croce è intimamente intrinseca al creato, come se ne costituisse il fondamento stesso. ‘Il Golgota non è stato solo eternamente prestabilito al momento della creazione del mondo come evento temporale, ma costituisce anche la sostanza metafisica della creazione. Il “Tutto è compiuto” divino, proclamato dalla croce, avvolge l’essere intero, entra in relazione con tutto il creato. Il sacrificio volontario dell’amore sacrificale, il Golgota dell’Assoluto, è il fondamento della creazione… Il mondo è stato creato dalla croce, eretta da Dio su di sé per amore. La creazione non è un atto solo della onnipotenza e della prescienza di Dio, ma anche di un amore che porta al sacrificio”come afferma il teologo Sergej Nikoloevic Bulgakov.5
Papa Francesco comincia la sua seconda Lettera enciclica sulla cura della casa comune con l’accenno alla creazione, che «geme e soffre le doglie del parto»6 e la conclude con la presentazione del tema dell’Eucaristia come luogo dove «il creato trova la sua maggiore elevazione» e della Domenica come «giorno della Risurrezione, il “primo giorno” della nuova creazione, la cui primizia è l’umanità risorta del Signore, garanzia della trasfigurazione finale di tutta la realtà creata».7