Dal Getsemani del creato ai cieli nuovi e terra nuova:
alla luce della teologia della croce
Padre Fernando Taccone Passionista
Andiamo idealmente nel Getsemani, come luogo di inizio di una sofferenza universale che invoca la liberazione. “Dio vuole che tutti gli uomini arrivino alla salvezza e alla conoscenza della verità”.1
Se apriamo il grande libro della Parola leggiamo che la creazione è racchiusa tra due affermazioni, la prima è nella Genesi: “In principio Dio creò il cielo e la terra”, la seconda è nell’Apocalisse: “Vidi poi un nuovo cielo e una nuova terra,2 perché il cielo e la terra di prima erano scomparsi e il mare non c’era più”3. Il Getsemani del Creato aspira ai cieli nuovi e alla terra nuova.
Oggi le preoccupazioni ecologiche hanno guadagnato uno spazio sempre maggiore a causa dell’industrializzazione crescente. Si può dire che in questi ultimi 20 anni abbiamo assistito ad una invasione delle questioni ecologiche nella vita quotidiana. Deve essere normale che tutti se ne preoccupino. In concomitanza con l’uscita dell’enciclica Laudato si’, papa Francesco ha istituito la giornata mondiale di preghiera per la cura del creato. Come passionista voglio dare un contributo alla questione ecologica,4 leggendola alla luce della teologia della Croce.
Il teologo M. Rupnik afferma che “la croce è intimamente intrinseca al creato, come se ne costituisse il fondamento stesso. ‘Il Golgota non è stato solo eternamente prestabilito al momento della creazione del mondo come evento temporale, ma costituisce anche la sostanza metafisica della creazione. Il “Tutto è compiuto” divino, proclamato dalla croce, avvolge l’essere intero, entra in relazione con tutto il creato. Il sacrificio volontario dell’amore sacrificale, il Golgota dell’Assoluto, è il fondamento della creazione… Il mondo è stato creato dalla croce, eretta da Dio su di sé per amore. La creazione non è un atto solo della onnipotenza e della prescienza di Dio, ma anche di un amore che porta al sacrificio”come afferma il teologo Sergej Nikoloevic Bulgakov.5
Papa Francesco comincia la sua seconda Lettera enciclica sulla cura della casa comune con l’accenno alla creazione, che «geme e soffre le doglie del parto»6 e la conclude con la presentazione del tema dell’Eucaristia come luogo dove «il creato trova la sua maggiore elevazione» e della Domenica come «giorno della Risurrezione, il “primo giorno” della nuova creazione, la cui primizia è l’umanità risorta del Signore, garanzia della trasfigurazione finale di tutta la realtà creata».7