Un piano per risorgere

Se agiamo come un solo popolo, persino di fronte alle altre epidemie che ci minacciano, possiamo ottenere un impatto reale. Saremo capaci di agire responsabilmente di fronte alla fame che patiscono tanti, sapendo che c’è cibo per tutti? Continueremo a guardare dall’altra parte con un silenzio complice dinanzi a quelle guerre alimentate da desideri di dominio e di potere? Saremo disposti a cambiare gli stili di vita che subissano tanti nella povertà, promuovendo e trovando il coraggio di condurre una vita più austera e umana che renda possibile una ripartizione equa delle risorse? Adotteremo, come comunità internazionale, le misure necessarie per frenare la devastazione dell’ambiente o continueremo a negare l’evidenza? La globalizzazione dell’indifferenza continuerà a minacciare e a tentare il nostro cammino… Che ci trovi con gli anticorpi necessari della giustizia, della carità e della solidarietà. Non dobbiamo aver paura di vivere l’alternativa della civiltà dell’amore, che è “una civiltà della speranza: contro l’angoscia e la paura, la tristezza e lo sconforto, la passività e la stanchezza. La civiltà dell’amore si costruisce quotidianamente, ininterrottamente. Presuppone uno sforzo impegnato di tutti. Presuppone, per questo, una comunità impegnata di fratelli” (Eduardo Pironio, Diálogo con laicos, Buenos Aires, 1986).
In questo tempo di tribolazione e di lutto, auspico che, lì dove sei, tu possa fare l’esperienza di Gesù, che ti viene incontro, ti saluta e ti dice: «Rallegrati» (cfr. Mt 28, 9). E che sia questo saluto a mobilitarci a invocare e amplificare la buona novella del Regno di Dio.

[Nell’originale spagnolo la parola di Gesù è “Alégrense”, che nella versione italiana della Bibbia della Cei corrisponde a “Salute a voi!”, n.d.r.]