Ed è stato proprio lì, in mezzo alle loro occupazioni e preoccupazioni, che le discepole furono sorprese da un annuncio straripante: «Non è qui. È risorto». La loro unzione non era un’unzione per la morte, ma per la vita. Il loro vegliare e accompagnare il Signore, persino nella morte e nella disperazione più grande, non era vano, anzi permise loro di essere unte dalla Resurrezione: non erano sole, Lui era vivo e le precedeva lungo il cammino. Solo una notizia straripante era capace di rompere il circolo che impediva loro di vedere che la pietra era già stata rotolata via, e il profumo versato aveva più capacità di diffusione di ciò che le minacciava. Questa è la fonte della nostra gioia e speranza, che trasforma il nostro agire: le nostre unzioni, la nostra dedizione… il nostro vegliare e accompagnare in ogni forma possibile in questo tempo, non sono né saranno vani: non è dedizione per la morte. Ogni volta che prendiamo parte alla Passione del Signore, accompagniamo la passione dei nostri fratelli, vivendo anche la stessa passione, le nostre orecchie ascolteranno la novità della Resurrezione: non siamo soli, il Signore ci precede nel nostro cammino rimuovendo le pietre che ci paralizzano. Questa buona novella fece sì che quelle donne tornassero sui loro passi a cercare gli Apostoli e i discepoli che restavano nascosti per raccontare loro: «La vita strappata, distrutta, annientata sulla croce si è risvegliata ed è tornata a pulsare» (R. Guardini, El Señor, 504). Questa è la nostra speranza, quella che non potrà esserci strappata, messa a tacere o contaminata. Tutta la vita di servizio e di amore che avete donato in questo tempo tornerà a pulsare. Basta aprire una fessura perché l’unzione che il Signore ci vuole donare si espanda con forza inarrestabile e ci consenta di contemplare la realtà dolente con uno sguardo rinnovatore.
E, come le donne del Vangelo, anche noi siamo ripetutamente invitati a tornare sui nostri passi e a lasciarci trasformare da questo annuncio: il Signore, con la sua novità, può sempre rinnovare la nostra vita e quella della nostra comunità (cfr. Evangelii gaudium, n. 11). In questa terra desolata, il Signore s’impegna a rigenerare la bellezza e a far rinascere la speranza: «Ecco, faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete?» (Is 43, 19). Dio non abbandona mai il suo popolo, è sempre accanto a lui, specialmente quando il dolore si fa più presente.