La Chiesa insegna anche che Maria ai piedi della croce, «soffrendo profondamente col suo Unigenito e associandosi con animo materno al suo sacrifico, amorosamente consenziente all’immolazione della vittima da lei generata» (LG, 58). Perciò, sebbene Cristo sia l’unico Salvatore della razza umana, Maria, per volontà di Dio, si è associata alla sua offerta sacrificale in un modo unico e singolare.
Il riconoscimento dell’unione materna di Maria con il sacrificio di Cristo sulla Croce si sviluppò durante il Medioevo e gradualmente venne insegnato dal magistero della Chiesa. San Pio X, nella sua enciclica del 1904, Ad diem illum, insegnava che, a causa della singolare associazione di Maria con Cristo, nel «lavoro di salvezza umana» (humanae salutis opus), «ella ci procura per merito di partecipazione (de congruo)… ciò che il Cristo ci ha procurato per merito di giustizia (de condigno)» (Denz.-H, 3370). Il successore di Pio X, Benedetto XV, nella sua lettera del 1918, Inter sodalicia, scrisse che Maria, rinunciò ai suoi diritti materni e, «per quanto dipendesse da lei, offrì a suo Figlio di placare la giustizia divina; quindi possiamo ben dire che lei, con Cristo, ha redento l’umanità» (AAS 10 [1919] p. 182). Nella sua lettera apostolica del 1984, Salvifici doloris, Giovanni Paolo II afferma che «fu sul Calvario che la sofferenza di Maria Santissima, accanto a quella di Gesù, raggiunse un vertice già difficilmente immaginabile nella sua altezza dal punto di vista umano, ma certo misterioso e soprannaturalmente fecondo ai fini dell’universale salvezza» (no. 25).
Questi papi non significano che Cristo, come divino Salvatore, avesse bisogno dell’offerta di Maria in alcun senso assoluto. Tuttavia, credono che Dio abbia scelto liberamente di associare Maria all’opera di redenzione in un modo che trascende la cooperazione del resto dei fedeli (cfr Col 1:24, 2 Cor 4: 9-12 e CCC, 2008 ). Nella sua enciclica del 1954, Ad caeili Reginam, Pio XII insegna che Maria ha assistito alla nostra redenzione «somministrando la sua sostanza e offrendola volontariamente per noi, desiderando, chiedendo e procurando in modo singolare la nostra salvezza» (Denz.-H, 3914). Pio XII continua descrivendo Maria come a Cristo «associata nella redenzione del genere umano» (redimendi generis humani consors)”(Denz.-H, 3915). Il ruolo cooperativo della Madonna con Gesù nell’opera di redenzione è teologicamente fondato sul principio cattolico centrale di «partecipazione» in cui noi, come discepoli di Gesù, condividiamo veramente la sua divina vita di grazia, ma senza aggiungere o sottrarre nulla dallo stesso Gesù.
Il ruolo della Madonna come corredentrice è il modello umano perfetto che tutti i cristiani devono seguire partecipando alla grande opera di redenzione di Gesù. Questo viene fatto quando rispondiamo correttamente alle parole di San Paolo per completare «quello che manca ai patimenti di Cristo, in favore del suo corpo che è la Chiesa (Colossesi 1:24)», o come Papa San Giovanni Paolo II ci istruisce «essere corredentori dell’umanità» (Discorso al personale dell’Ospedale Fatebenefratelli 5 aprile, 1981).