Maria Corredentrice

La dottrina della corredenzione mariana

La dottrina della corredenzione mariana insegna che la Beata Vergine, per volontà di Dio, cooperò in un modo unico e singolare nell’opera di redenzione con e sotto il suo divino Figlio. Secondo San Tommaso d’Aquino, Dio, nella sua onnipotenza, avrebbe potuto redimere la razza umana in molti modi, ma ha scelto di diventare uomo essendo concepito e nato da una donna. Lui ha visto questo come il mezzo più appropriato per redimere la razza umana (Summa theologiae [ST] III q. 1 a. 2). Poiché Dio ha scelto di redimere la razza umana diventando uomo, aveva bisogno di una Madre per assumere una natura umana e diventare come noi in tutte le cose tranne il peccato (cfr Eb 4, 15). La Chiesa insegna che «Dio ineffabile… fin da principio e prima dei secoli scelse e preordinò al suo Figlio una madre, nella quale si sarebbe incarnato e dalla quale poi, nella felice pienezza dei tempi, sarebbe nato» (Pio IX, Ineffabilis Deus, 8 dic., 1854; Denz.-H, 2800). La Beata Vergine Maria, quindi, era «predestinata fino dall’eternità all’interno del disegno d’incarnazione del Verbo, per essere la madre di Dio» (LG, 61). Ella era, in questo modo, «l’alma madre del Redentore divino, l’associata singolare e piu di ogni altro generosa, e l’umile serva del Signore» (LG, 61).

La chiesa paleocristiana ha consegnato fedelmente il ruolo unico di Maria nella redenzione contenuto nella Scrittura e nella tradizione apostolica. La Chiesa post-apostolica del II secolo ha trasmesso il ruolo corredentore di Maria all’interno del modello primitivo della «Nuova Eva» rivelato in Genesi 3:15. Proprio come Eva aveva partecipato con Adamo alla perdita della grazia per la famiglia umana (Genesi 3: 1–7), così Maria, la Nuova Eva, partecipò con Cristo, il Nuovo Adamo alla restaurazione della grazia per la famiglia umana. Il Vaticano II, in Lumen gentium, 56, fa riferimento a questa analogia citando Sant’Ireneo, che identifica Maria come «causa di salvezza per se stessa e per l’intera razza umana» (Adversus haereses, III, 22, 4). Anche San Girolamo (347–420) riassume sinteticamente l’insegnamento dicendo: «Morte per Eva, vita per Maria».

La chiesa medievale sottolinea il ruolo della Madonna nella redenzione. San Bernardo di Chiaravalle (1090-1153) parla della compassione di Maria con Gesù al Calvario e della sua «offerta di suo Figlio» per la nostra redenzione (Sermo 3 de purificatione); mentre il suo discepolo, Arnoldo di Chartres (+ 1160), si riferisce alla «co-sofferenza» e alla «co-morte» di Maria con suo Figlio al Calvario (De Laud. BVM).