Quest’anno la Pasqua si colora di sfumature infinite. E’ la Pasqua del Giubileo straordinario della Misericordia. Papa Francesco ha immesso una corrente nuova di elettricità nella Chiesa e nella Società. L’elettricità garantisce la luce e il mondo ha bisogno di luce. Ne vediamo troppe e tutti i giorni di cose oscure e nere, quantomeno offuscate. Invocare un punto luminoso su cui dirigersi, apre alla speranza più cercata e desiderata.
Le centrali elettriche non sono sufficienti a dare questo segnale, occorre una luce speciale che viene dall’Alto.
La Domenica di Pasqua il sepolcro di Cristo, nella tomba nuova di Giuseppe di Arimatea scavato nella pietra, si apre mentre una luce divina abbaglia i soldati che erano stati messi a guardia di Gesù morto. La pietra che copriva la tomba metteva veramente una pietra sopra quanto era accaduto: il dramma della Passione.
La Settimana Santa ci ricorda la disumana sofferenza che si abbatte con cattiveria sopra l’innocente Gesù. Nel Getsemani Gesù lotta prima ancora che cominci la sua passione, ora la deve accettare nella sua vita, come parte fondamentale della sua storia. La sua volontà umana si scontra con quella del Padre: “Allontana da me questo calice”. La sofferenza non è per l’uomo che è creato per la felicità, ma dopo il peccato di origine diventa nostro pane quotidiano da saper masticare e ben digerire chiedendo al Padre di darci la forza per saperlo accettare per purificarci. Gesù prega con la faccia a terra, implora la liberazione, ma poi accetta nella consapevolezza che ogni fiore e ogni frutto nasce da un seme che marcisce, muore e poi è fonte di una vita nuova. Ora Gesù può esclamare: “Sia fatta la tua e non la mia volontà”. La volontà del Padre non è di farci soffrire, ma di aiutarci a trasformarla in occasione di frutti maturi e di vita incamminata alla trasformazione nella vita eterna.
La risurrezione di Cristo è la luce nelle tenebre del mondo, la luce nelle ignoranze del mondo, la luce nelle molteplici tentazioni del demonio Principe delle tenebre.
Il Beato Pio Campidelli con la sua giovane vita di un ventunenne ha perfino goduto nella sua sofferenza, la tubercolosi, ed ha desiderato di unirsi al suo Dio e Salvatore. Guardava il Crocifisso. Lo aveva accomodato lui stesso con le sue mani un crocifisso un pò logoro, e lo regalò alla mamma che lo salutava per l’ultima volta: “Prendilo, mamma, l’ho accomodato io, mi ha dato tanta forza, ne darà anche a te quando mi pensi che non ci sarò più in terra con te. Ci rivedremo in Paradiso.” Si abbracciarono per l’ultima volta.
La luce della Pasqua ha illuminato la vita di Pio, come vuole illuminare ognuno di noi. Lasciamoci illuminare.
Dal santuario della Madonna di Casale e del Beato Pio Campidelli l’augurio più bello di una vita luminosa piena di tanta misericordia degli uni verso gli altri.
Buona Pasqua!
P. Fernando Taccone, passionista
superiore della comunità