San Gabriele dell’Addolorata, al secolo Francesco Possenti, è nato ad Assisi il 1 marzo 1838. Avrebbe potuto avere una vita piena di benessere, visto che il papà era governatore dell’allora Stato della Chiesa, ma la storia ci insegna che non gli fu risparmiato nulla: non la sofferenza di perdere la sua mamma alla tenera età di soli quattro anni, non la sofferenza di vedere la morte della sorella Maria Luisa che ne aveva assunto le mansioni, non le sofferenze per incidenti di caccia e malattia che più volte gli fecero rischiare di perdere la vita.
Il papà Sante sognava per Francesco una carriera diplomatica sulle proprie orme, ma Dio aveva su di lui un progetto molto diverso. Nell’ottava dell’assunta del 1856, durante la processione della Sacra Icone a Spoleto, dove intanto la famiglia si era trasferita, la Vergine Maria parla al suo cuore con una locuzione interiore e gli dice con familiarità: “Checchino, che fai nel mondo? Presto fatti religioso…” e Francesco lascia la casa paterna per diventare passionista.
Durante il noviziato a Morrovalle (MC) veste l’abito religioso e cambia nome diventando Gabriele dell’Addolorata, poi va allo studentato di Isola del Gran Sasso per prepararsi al sacerdozio. Nel 1861 era ormai formato, poteva essere ordinato sacerdote, ma la soppressione dei conventi succeduta all’unità d’Italia, e la sua cagionevole salute essendo malato di tubercolosi polmonare, impedirono che questo avvenisse e il giovane religioso accetta la volontà di Dio come fosse propria e ne dà prova quando scrivendo al papà Sante afferma: “Iddio così vuole, cosi voglio anch’io” (lettera del 19 dicembre 1861). Solo pochi mesi più tardi, il 27 febbraio 1862, avendo una visione della Vergine Maria, il giovane Gabriele dell’Addolorata, ormai maturo per il paradiso, rende la sua bell’anima a Dio.
Una vita semplice quella di Gabriele, cui seguono numerosi miracoli che lo condussero, nel 1908 alla beatificazione, e nel 1920 alla canonizzazione. Al p. Norberto, direttore spirituale di san Gabriele, qualcuno chiese: “cosa ha fatto questo giovane per farsi santo?”. Il buon direttore replicò con solo quattro parole: “ha lavorato col cuore” intendendo così affermare che la vita di Gabriele non è stata fatta di cose straordinarie, ma -come insegnava santa Teresa d’Avila- di cose ordinarie vissute in modo straordinario.
La santità di Gabriele è quindi una santità alla portata di ciascuno di noi. Forse per questo il suo Santuario è visitato ogni anno da circa 2,5 milioni di pellegrini che venerano in lui: il “Santo dei giovani” perché, data la sua giovane età, la Chiesa lo ha voluto patrono della gioventù cattolica; il “Santo del sorriso”, perché scrivendo al padre afferma “la mia vita è un continuo godere” (una gioia continua); il “Santo dei miracoli” perché dopo la sua morte sono affiorati numerosissimi miracoli che ancora si verificano sulla sua tomba, nell’antica Chiesa conventuale di Isola del Gran Sasso dove è stato sepolto tra il 1862 e il 1892.
Sabato 22 novembre l’urna con le reliquie di san Gabriele arriverà nel Santuario di Madonna di Casale (Via Vecchia Emilia 533, Santarcangelo di R.) e vi sosterà per circa un paio di ore dalle 20,30 alle 22,30, durante le quali i devoti e i pellegrini potranno non solo visitare l’urna del santo ed avvicinarla, ma anche affidare a san Gabriele dell’Addolorata le proprie più profonde intenzioni di preghiera.