Nel 2002, il papa Giovanni Paolo II ha scritto una Lettera Apostolica titolata “Rosarium VIrginis Mariae” nella quale invita tutti i cristiani a riscoprire la preghiera del Santo Rosario. Tale preghiera, dice il papa, è profondamente radicata nel messaggio evangelico e ne rappresenta quasi un compendio (cf. nr. 1).
Carissimi fratelli e sorelle! Una preghiera così facile, e al tempo stesso così ricca, merita davvero di essere riscoperta dalla comunità cristiana.
Tale pratica poi, si offre a noi anche come forma di preghiera completa in quanto unisce una preghiera più vocale (rappresentata dalla sua parte recitata) ad una più contemplativa (rappresentata dai misteri che si vengono richiamati alla nostra riflessione e preghiera personale), ciò che comunemente è definita anche preghiera del cuore (cf. nr. 3).
E poiché ciascuno di questi misteri altro non è che un aspetto della vita di Cristo, il rosario costituisce una meravigliosa sintesi del messaggio evangelico (di cui è quasi un comepndio, cf. nr. 2). Nel rosario, quindi, si contempla con Maria il volto di Cristo a cui solo si volge l’atto di amore (cf. nr. 26). D’altra parte è evidente come la stessa corona sia fatta in modo da “convergere verso il Crocifisso” (cf. nr. 36).
La lettera si conclude con la citazione della parte conclusiva della Supplica alla Regina del Santo Rosario del Beato Bartolo Longo che il papa Giovanni Paolo II fa propria:
O Rosario benedetto di Maria, catena dolce che ci rannodi a Dio, vincolo di amore che ci unisci agli Angeli, torre di salvezza negli assalti dell’inferno, porto sicuro nel comune naufragio, noi non ti lasceremo mai più. Tu ci sarai conforto nell’ora dell’agonia. A te l’ultimo bacio della vita che si spegne. E l’ultimo accento delle nostre labbra sarà il nome tuo soave, o Regina del Rosario di Pompei, o Madre nostra cara, o Rifugio dei peccatori, o Sovrana consolatrice dei mesti. Sii ovunque benedetta, oggi e sempre, in terra e in cielo».