A chi, come me, ha vissuto di persona e intensamente il periodo della beatificazione di Pio Campidelli, ritornare a Casale e vedere il Beato nella sua urna silenziosa, mi ha fatto sentire un tonfo al cuore. L’ho ritrovato come l’ho lasciato! Non vi nascondo che lo avrei voluto pregare già come santo. E’ stato troppo importante e bello, in quell’anno internazionale della gioventù 1985, vedere solo il suo nome e il suo ritratto presentati all’intero popolo di Dio dal Papa Giovanni Paolo II in quella indimenticabile domenica del 17 novembre nella Basilica di S. Pietro a Roma.
Mi sono rincuorato quando ho visto tre ceste di fotografie posate sotto la Sua urna e so che altro materiale è in archivio. Mi sono chiesto: di chi sono queste foto? Le ho viste una per una, ho letto quanto avevano scritto dietro. Sono volti di bambini, di ragazzi, di giovani, di fidanzati, di giovani famiglie, di mamme e papà, di nonni. Non manca proprio nessuna età. Ho visto anche gente malata a letto, con incidente stradale, gruppi di amici, ecc.
Le foto le metteremo in una grande esposizione dando degno rilievo a quella fede della gente che è fede autentica. La sana teologia ha sempre proclamato che “Vox populi est vox Dei” (La voce del popolo credente è la voce di Dio).
Mi sono chiesto: perché sono qui queste foto? Chi le ha depositate? Dal fondo dell’anima mi è venuta solo questa risposta: una mano tremante di un cuore penante, sorretto da una speranza certa: Pio mi ascolterà, Pio entrerà nella mia famiglia e la renderà serena, Pio mi vuole bene e mi mostra che Dio stesso mi ama. Poi ho letto quanto era scritto nelle foto e mi sono convinto che la mia anima aveva colto nel segno. Un esempio per tutti: “Beato Pio, prega per la mia bambina, che è tutta la mia vita. Prega per mio marito con il quale non sempre la vita è semplice e serena. Aiuta anche me. Ti prego fa che trovi la pace e un’equilibrio necessario a far star bene me e la mia famiglia”.
Altro motivo che mi ha rincuorato è la lettura del quaderno dei visitatori posto a lato dell’urna. Si parla da cuore a cuore. Un esempio per tutti: “Ti rendo grazie, beato Pio, per la grazia ricevuta con il tramite delle tue intercessioni. Gloria al Signore”.
Il Signore ce lo ha donato perché ci aiuti ad andare a Lui. Preghiamolo. Invochiamo il suo aiuto. Chiediamo a lui quelle grazie di cui abbiamo bisogno per il corpo e per l’anima, per noi e per gli altri.
Ora quell’urna la vedo radiosa e mi aspetto a breve che il buon Dio faccia il miracolo, che noi sapremo chiedere, per farlo dichiarare santo.
P. Fernando Taccone, passionista
superiore della Madonna di Casale